Questo torrido agosto porta delle notizie interessanti.

Partiamo dall’argomento che tiene il fiato sospeso l’11,1% della popolazione italiana: ovvero la disoccupazione.

Così su due piedi, sembra che l’Istat ci dia una notizia positiva. Il tasso dei giovani senza lavoro è sceso al 35,4% e la crescita italiana di giugno è interamente attribuita ai colletti rosa, che toccano per la prima volta dopo il 1977 una percentuale del 48,8% di occupazione.

Il Sole 24Ore però ci apre gli occhi su quest’ultima indagine.

Il risultato per cui stiamo festeggiando è una percentuale molto bassa rispetto a quella auspicata dagli obiettivi europei. Per il 2010 l’Italia avrebbe dovuto raggiungere il 60% di occupazione femminile, ed entro il 2020 il 75%. Teniamo anche conto che da oltre un decennio la percentuale delle donne laureate è maggiore rispetto a quella degli uomini: su 100 laureati, 60 sono donne.

La categoria più svantaggiata rimangono comunque le mamme: maternità e lavoro sembrano due realtà inconciliabili tra loro. Le politiche carenti per la prima infanzia, lo squilibrio dei carichi di cura nella coppia e un congedo di paternità troppo breve sembrano essere il cocktail perfetto per far primeggiare il nostro paese per la bassa fecondità e la bassa occupazione femminile.

Sicuramente fra qualche tempo scopriremo quale sarà l’impatto per i nostri figli nel crescere con la loro madre piuttosto di essere affidati agli asili.

Quali possono essere le soluzioni?

Sembra impossibile ma l’automazione potrebbe aiutare. Non solo quella dei robot ma anche quella dei servizi: Amazon Pantry, per esempio, ti permette di ricevere la spesa a casa. Noi del settore sappiamo bene quanto alcune innovazioni tecnologiche possano risultare minacciose, tanto da trasformarsi in un problema culturale e di genere, oltre che economico.

Dovremmo porci due domande.

La prima è: “Cosa sa fare l’automazione?”

Sinceramente, sa fare delle cose fantastiche.

Kraft ha utilizzato un’Intelligenza Artificiale per raccogliere e segmentare le preferenze dei clienti per lanciare il loro nuovo Philadelphia Cream Cheese. Affectiva, usa l’automazione per monitorare le risposte emotive delle persone alle campagne pubblicitarie e agli altri contenuti digitali. Nell’Automotive, Nissan ha dimezzato il tempo normalmente impiegato per passare dall’ultima fase di design del prodotto al prodotto finale.

In agricoltura, può aiutare a prendere decisioni su quali semi comprare, sul terreno e il nutrimento necessario per ottenere il migliore raccolto possibile. Negli USA non è raro essere riconosciuti all’ingresso di un bar o di un ristorante da un sistema di riconoscimento facciale che suggerisce al barista qual è il nostro “solito” o il nostro tavolo preferito per farci sentire più a casa.

Grazie alla manutenzione predittiva, la gestione dei dati dell’automazione può prevenire i fermo-macchina, aumentare la sicurezza dei lavoratori e ridurre al minimo gli errori.

La seconda è: “Cosa non sa fare l’automazione?”

 

Le macchine non sono empatiche, né intuitive, né adattabili, né compassionevoli. Non sanno gestire le eccezioni. Possono raccogliere tutti i dati possibili e immaginabili, ma non possono interpretarli. Possono elaborare l’inventario di un negozio, ma non possono consigliare un outfit, ascoltare i clienti ed esprimere genuino entusiasmo all’uscita del cliente dal camerino.

In queste cose gli esseri umani potranno difficilmente essere battuti dai loro competitor d’acciaio e bulloni.

L’automazione sta invadendo alcuni settori, ma sta anche generando nuovi lavori e nuove occasioni (per esempio l’interpretazione dei dati raccolti dall’automazione) che porteranno a una necessaria riassegnazione della forza lavoro, fenomeno non per forza negativo.

Anche nel passato, tra il 1900 e il 1970, la percentuale delle persone occupate nel settore agricolo passò dal 40 al 2%. Il lavoro venne ridistribuito in altri settori, incluso quello manifatturiero e nel frattempo il reddito della maggioranza della popolazione aumentò insieme alla produttività.

Un recente studio di Oxford, pubblicato su Wired, rivela che il 70% dei lavori negli USA nel settore dell’edilizia scompariranno nei prossimi dieci anni. Il 97% di queste mansioni sono svolte da uomini.

Un dato che fa paura.

Allo stesso tempo però il US Bureau of Labor Statistics evidenzia un fenomeno interessante. I lavori tradizionalmente assegnati alle donne: cura dei figli e servizi di assistenza, avranno bisogno di un milione di lavoratori in più nel prossimo decennio.

La ridistribuzione di forza lavoro principalmente maschile in questi settori potrebbe portare a degli effetti positivi anche al divario retributivo di genere e a una sensibilizzazione sui problemi dell’occupazione femminile.

Per stare al passo, il mercato ci richiede di avere una mente aperta alle novità, di riorganizzare il lavoro, di sfruttare l’automazione come una risorsa e non come un nemico e di acquisire costantemente nuove competenze.

 

Una bella sfida.

Per fortuna, noi esseri umani sappiamo affrontarle.

 

Clara Donadello

HTC High Tech Consultant

Responsabile Communication&Marketing